Università Bocconi - Milano, Città metropolitana di Milano

Silvia S.

Ho frequentato la Bocconi diversi anni fa e, onestamente, se potessi tornare indietro, scapperei a gambe levate. L’università si aggrappa a un prestigio di cui ormai rimangono solo le briciole, perché la mia esperienza è stata una lunga lista di “ma stiamo scherzando?”.

Partiamo dal corso in lingua inglese. Sì, in teoria era in inglese, ma i docenti italiani lo trasformavano in un esercizio di sopravvivenza linguistica. Capire cosa stessero dicendo era un’impresa: più che un triennale, sembrava un gioco di enigmistica avanzata.

La segreteria, invece, è il posto dove i sogni vanno a morire. Disorganizzazione cronica, scortesia da record e zero voglia di aiutare. E tutto questo mentre paghi cifre che potrebbero comprare una macchina nuova.

E ora, l’ambiente tra gli studenti: tossico con la T maiuscola. Qui la competizione non è stimolante, è un reality show di cattiveria gratuita. Ti giudicano dalla media come se fosse un valore morale e, giusto per aggiungere un po’ di pepe, passano appunti sbagliati per far fuori la concorrenza. Pensavo di essere in un’università, non in un episodio di Survivor.

Il gran finale? La tesi. Scelgo un relatore che sembrava promettente e, dopo un incontro, lui praticamente si autodistrugge. Mai più visto, mai più sentito. Ho dovuto scrivere una tesi sperimentale completamente da sola, senza nemmeno sapere se lui fosse vivo o morto. Alla fine ho ricevuto un voto, quindi presumo abbia letto qualcosa, ma questo non cambia il fatto che mi abbia mollata senza spiegazioni.

In sintesi: se cercate un’università che vi tratti con rispetto, vi offra qualità e vi supporti durante il percorso, la Bocconi non fa per voi. È tutto nome, apparenza e prezzi stellari, ma di sostanza c’è ben poco.

Giuseppe T.

Ogni volta che passo da quelle parti riaffiorano tutti i ricordi degli anni passati in università: le notti insonni in aula studio, le signore della mensa, le porte laterali di via Sarfatti per evitare di passare tra i leoni, le lezioni al velodromo e quelle di informatica sotto la chiesetta. Il nuovo campus è spettacolare!

Eros ?. M. R.

Mi sono laureato in questa università nel lontano 2014.
Avere nel CV il nome BOCCONI mi ha aperto molte porte.
A livello didattico non mi sono trovato benissimo soprattutto perché i voti ai miei tempi venivano dati seguendo la distribuzione normale. Ciò vuol dire che se tutti erano andati bene ne conseguiva un abbassamento discrezionale dei punteggi (tratto da una storia vera).
Questo veniva fatto, suppongo, per avere solo pochi laureati con voti alti.
Nel complesso, forse, la consiglio.

Ps: Google perché mi blocchi la pubblicazione?

egina S.

Per quella che è stata l'esperienza di mio figlio, che ha appena conseguita la laurea magistrale in AFC, posso dire che rimane una università valida perchè ci sono alcuni professori di eccellenza(non tantissimi!), perchè in alcune aziende all'estero considerano solo o prevalentemente profili di candidati laureati in questa università. Tuttavia, come disse uno dei pochi professori di eccellenza, 'la fuori bisogna dimostrare di sapere'. Quindi una volta chiamati da queste società, bisogna affrontare lunghi colloqui, ovviamente all'estero in inglese, che costituiscono un ulteriore ma decisivo esame prima di essere selezionati per la posizione.

Maria A.

La più importante quì si studia l ECONOMIA🏈🍉💗. ITALIA....PLAUSO E COMMERCIO

Simone M.

La Sede dell’Università Bocconi è un campus universitario noto per la sua architettura innovativa e i programmi di business. L’università è un centro di eccellenza per gli studi economici e aziendali, con edifici progettati da architetti di fama internazionale. La visita al campus offre uno sguardo sull’innovazione accademica e architettonica.

Vittorio R.

Ovviamente ancora in fase di preparazione su alcuni aspetti. Ma il giardino è bellissimo e i corsi per bambini sono ottimi. Prezzi alti ma nessuna sorpresa

Marco

La Bocconi, quell'emblema di eccellenza dove, ironicamente, l'economia si studia mentre si pratica il delicato arte dell'alleggerire portafogli. Cento euro per un ritardo di riconsegna in biblioteca? È quasi come se volessero insegnarti il valore del denaro attraverso la privazione dello stesso. E che dire della tassa di laurea? Potresti quasi immaginare i dirigenti dell'università in un'asta al rialzo: "Chi dà di più per questo pezzo di carta elegante?"

Poi c'è il piccolo extra per ottenere quel PDF dorato, una certificazione che trasuda importanza digitale tanto quanto il suo prezzo. L'accesso ai master? Una gara ad ostacoli finanziari dove solo i più agguerriti (e solvibili) raggiungono la meta. Sì, è scandaloso, ma è scandolosamente efficace nel dimostrare una legge di ferro del mercato: tutto ha il suo prezzo, anche l'educazione d'élite...

Ma, oh, la qualità dell'insegnamento! Si eleva sopra ogni tassa come un faro di sapienza, un soffio di sollievo per la coscienza del consumatore istruito..